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La leggenda del filo rosso del destino

Secondo un’antica leggenda cinese, un uomo chiamato Wei cercò a lungo una moglie con cui mettere su famiglia, senza riuscirci.

Durante uno dei suoi viaggi, capitò nella città di Song. Quella sera, in una locanda, fece la conoscenza di un uomo anziano. Il vecchio signore disse al giovane di sapere chi sarebbe stata la donna della sua vita. Wei, sbalordito, chiese di saperne di più, ma l’anziano gli propose di incontrarsi di nuovo il mattino successivo, davanti al tempio della città.

All’alba del giorno dopo, Wei raggiunse il tempio, ai gradini del quale, appoggiato con la schiena a un sacco, sedeva il vecchio, intento a leggere un libro. Wei si sedette accanto a lui, ma non appena diede un’occhiata alle pagine del libro, notò che esse erano scritte in una lingua a lui incomprensibile. Il giovane, sorpreso, domandò di che libro si trattasse e l’anziano, sorridendo, rispose che si trattava di un libro proveniente dall’aldilà, e inoltre confessò di essere lui stesso un messaggero del destino, incaricato di portare felicità e di occuparsi dei matrimoni, vagando di qua e di là tra gli uomini nella luce crepuscolare dell’alba.

Riguardo alla sua metà, il saggio rivelò al giovane che quella che sarebbe stata sua moglie, al momento, aveva solo tre anni e che avrebbe dovuto aspettare, perché quando la ragazza avrebbe avuto diciassette anni, si sarebbero sposati.

Deluso dalle parole ascoltate, Wei chiese all’anziano cosa contenesse il sacco al quale si poggiava. Egli rispose tirando fuori del filo rosso e spiegando di come esso legasse sin dalla loro nascita le caviglie di mariti e mogli. Una volta stretto il nodo, i due sono inseparabili, non conta la distanza, perché il filo potrà allungarsi e aggrovigliarsi, ma sarà sempre più forte dell’acciaio: il destino li ha uniti e un giorno troveranno la strada per incontrarsi. 

All’uomo venne poi rivelata l’identità della futura moglie. Si trattava della figlia della vecchia Chen, e non viveva così lontano da lì. Wei seguì il vecchio al mercato e non appena vide l’anziana signora tenere in braccio la bambina a lui destinata, entrambe povere e vestite di stracci, rimase inorridito da tale miseria e ritenne ingiusta la scelta che il destino aveva fatto per lui.

Wei pensò come unica soluzione quella di uccidere la piccola, ma il saggio gli ricordò che il futuro ormai era stato scelto e, così dicendo, scomparve in una nuvola bianca.

Wei, accecato dalla rabbia, ordinò a un servitore di mettere fine alla vita della bambina, dandogli in mano un coltello affilatissimo. Il giorno dopo il servo si recò al mercato e tornò dicendo al padrone di aver colpito la bambina in mezzo agli occhi.

Sollevato all’dea di essere libero finalmente, Wei continuò la sua solita vita, tra un viaggio e l’altro come se non fosse successo nulla. Eppure i suoi tentativi di trovare moglie furono vani per altri quattordici anni, finchè un giorno il suo superiore, il governatore della città, gli offrì in moglie sua figlia, una bellissima ragazza di diciassette anni (come ricompensa per il suo lavoro).

Non appena la vide, Wei notò che la ragazza portava in fronte un fazzoletto che non toglieva mai, neppure per lavarsi o dormire. Egli non ne chiese il motivo per anni. Un giorno, finalmente, glielo domandò. La ragazza sollevò la pezzuola, mostrando una brutta cicatrice e spiegando che all’età di tre anni era stata colpita con un coltello da un pazzo che aveva cercato di ucciderla, mentre la sua governante anziana la teneva in braccio.

Wei, a quelle parole, impallidì e profondamente commosso, confessò tutto alla donna che tanto amava e che anni prima, ignorando le parole di un vecchio, aveva tentato di uccidere. Quel giorno Wei capì che il destino è solido e invisibile, come quel filo rosso che aveva ricongiunto i due, legati dalla nascita da qualcosa di indistruttibile.      

Scritto da Elisabetta Ignesti 5F

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