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Gestire la scuola in modo differente

Durante ogni anno scolastico, si svolgono lezioni inerenti al proprio indirizzo e, molte volte, focalizzandosi troppo sulle materie di studio, vengono lasciate da parte attività o argomenti che possono riempire piacevolmente il proprio tempo libero e magari in futuro, se seguite con passione, aprire uno sbocco lavorativo. Dato che in un anno ogni alunno passa in media 960 ore a scuola, noi studenti ci siamo inventati un modo per poter conoscere le basi di alcune attività extrascolastiche: l’autogestione.

 

Questo progetto che da ormai molti anni è portato avanti dal liceo Torricelli può veramente cambiare il pensiero o addirittura la vita dei singoli studenti, ovviamente se il tutto viene organizzato e svolto con attenzione e buon senso. Esso comprende, infatti, il cambiamento della figura dello studente che, in questo periodo, può trasformarsi in professore, membro del servizio d’ordine, addetto alla segreteria o alle pulizie; insomma una settimana in cui i ragazzi possono sperimentare fisicamente il ruolo di quasi tutti i membri della scuola. Per il progetto, è fondamentale la partecipazione di tutti i ragazzi, visto che bisognerà organizzare corsi gestiti dai soli studenti che comprenderanno tantissime materie: dagli sport come basket,  pallavolo, ping pong, judo fino al corso di scacchi, da quello di teatro a quello di astronomia, da dibattiti politici a quelli di argomento sociale. Il bello è che, ogni anno, a seconda dello studente che gestisce il corso, le attività possono cambiare.  A mio parere il progetto può finalizzarsi in vario modo: far sperimentare a noi ragazzi come spiegare o confrontarsi con un pubblico di 30/40 persone,  cimentarsi  in attività nuove e differenti dalla solita quotidianità e anche far conoscere meglio tra di loro studenti di età diverse, ma soprattutto iniziare a rendersi responsabili e autonomi, dando ad ognuno un compito diverso per lo svolgimento dell’autogestione nella miglior organicità possibile.

 

Non tutte le persone però hanno  idee che seguono un’onda più moderata, ma il mondo è bello perché differente e perciò esistono anche studenti estremisti che al posto dell’autogestione vogliono ricorrere subito  all’“occupazione” dei complessi scolastici. Su questo argomento c’è  molto da discutere, a partire dalla loro legittimità: occupare è infatti illegale. Il degrado e l’inagibilità di alcuni importanti servizi, come ad esempio i bagni, pervadono molte scuole di Roma, diventando un rischio per l’incolumità degli stessi ragazzi. Perciò, se dopo varie richieste per la risoluzione dei problemi, le uniche risposte ricevute continuano ad essere “non abbiamo abbastanza fondi”, è normale che gli studenti si sentano poco considerati. L’occupazione come protesta può essere fondamentale per evidenziare i disagi interni, ma durante il corso degli anni pochissime sono state pacifiche e non violente; in molti casi il “possesso” della scuola è sfociato in puro vandalismo, e la scuola si è trasformata  in un paese dei balocchi, senza regole e senza controllo; quindi i danni  che si sono creati, hanno raddoppiato quelli iniziali. Questo non è autogestirsi, ma comportarsi come irresponsabili solo per perdere giorni di lezione.

 

Tutti noi, ormai, siamo consci che la scuola italiana ha molti pregi a livello didattico, ma anche molte lacune a livello strutturale. E siccome non tutti gli istituti riescono ad ottenere fondi dall’Europa, è indispensabile aiutare a ridurre al massimo i danni e cercare di gestirsi con le risorse che la scuola offre. Ovviamente se il disagio non è temporaneo, la legge ci permette di manifestare e protestare. Perciò possiamo, e dobbiamo, usufruire di questi strumenti per mostrarci al governo e sottolineare che c’è bisogno di un cambiamento. Alla fine, il futuro siamo noi e se non cresciamo con i giusti mezzi e in ambienti tranquilli, le ripercussioni negative saranno inevitabili.

Scritto da Andrea di Maria 5F

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