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Femminicidio: chi è il colpevole?

“Se un uomo di una certa età decide di uccidere la moglie o la compagna di una vita, la loro colpevolezza è pari”. 

Così scrive lo scrittore Federico Moccia nel suo articolo del 10 ottobre sul Corriere della Sera.

Questa tipologia di aggressione è considerata un atto di ‘femminicidio’. Ma qual è il vero significato di questa parola?

Letteralmente, è inteso come atto di femminicidio qualsiasi forma di violenza esercitata su una donna, allo scopo di danneggiarne l’aspetto fisico o psicologico, con l’intento finale di ucciderla; è quindi una vera e propria categoria criminologica, una violenza estrema da parte dell'uomo contro la donna “perché donna”  e perché considerata una proprietà.

L’autore e regista arriva all’affermazione di pari colpevolezza fra uomo e donna, analizzando il femminicidio nelle coppie anziane e partendo da un episodio di cronaca molto recente verificatosi al Tufello, un quartiere di Roma: un uomo di 78 anni ha cercato di uccidere la moglie di 75. Magari era deluso dal fatto che certe dinamiche di coppia fossero cambiate, che il suo progetto di vita si fosse interrotto e con esso la complicità che c’era, o forse semplicemente non si è trovato prima il modo e il coraggio di dire che un sentimento era finito da anni. Il suo gesto tradisce il valore del tempo e l’obbligo etico che ciascuno ha di vivere al meglio e con sincerità; resta il fatto che la colpevolezza è pari. Nella vita di coppia è necessario imparare a comprendersi a vicenda e a vivere nell’ambito del rispetto reciproco per evitare gesti estremi; è questo il significato che Moccia dà all’amore e alla sua cultura, che andrebbe sempre perseguita e rafforzata. 

È la mancanza di questo sentimento che distrugge le coppie e porta l’uomo alla violenza senza riuscire a controllarsi. Non hanno saputo vedere le loro mancanze, domandarsi che cosa non è andato, perché quel rapporto è fallito. 

Gilles Vigneault diceva: «La violenza è una mancanza di vocabolario». Non c’è solo mancanza di parole ma, nello specifico, di amore. Aggiunge Moccia. Chi picchia, non ama. 

“Ma se il rapporto è fallito, è fallito da entrambe le parti” dice lo scrittore.

 Per evitare il crollo di una relazione servirebbe la capacità di accettare gli errori e i difetti dell’altro, domandarsi se si ha voglia di continuare a donare il proprio affetto a qualcuno che non siamo noi. Saper abbandonare la rabbia, saper perdonare e, soprattutto, dimenticare, o almeno passarci sopra. Ma tutto questo non viene insegnato. La mancanza ci rende persone che non credono più in se stesse, persone fallite e sole. La sensazione di essere traditi porta a incolpare la persona amata e a tentare di farle provare lo stesso dolore; accecati dall’odio e dalla vendetta non c’è scampo: l’uomo se la prende con i figli, l’amore più grande della sua donna.

“La gelosia è una parete senza finestre che finge di proteggere da pericoli esterni chi è nella stanza, ma in realtà lo soffoca perché impedisce la vita”, sempre l’autore.

La gelosia è uno degli aspetti più importanti che porta l’uomo sull’orlo del precipizio. Quella si che fa diventare ciechi, che fa perdere il lume della ragione. Sempre legata alla sensazione di tradimento (una delle principali cause di violenza domestica), la gelosia fa presto a trasformarsi in ossessione e in possesso.

Bisogna insegnare ai propri figli il pieno senso delle parole ‘gelosia’ e ‘amore’. Ognuno di noi nel quotidiano può compiere gesti di rispetto, coraggio e bellezza che siano da esempio, così che il valore di quei sentimenti sia compreso a fondo.

Usare la parola ‘femminicidio’, capirla, comprenderla, riconoscerla in certe azioni prima che sfocino in tragedia, individuare i segnali, ascoltare, è compito di tutti noi nei rispettivi ambiti di vita e significa salvarci dall’indifferenza. Educare al rispetto è possibile e necessario e ogni occasione è buona per ribadire, come diceva la scrittrice statunitense Mary McCarthy: “Nella violenza ci dimentichiamo chi siamo”. Allora cerchiamo di coltivare sempre il meglio di noi e di chi ci circonda, in modo da scatenare ogni giorno un bellissimo contagio d’amore vero.

Scritto da Marialaura Di Martino 2C

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