· 

Sono solo parole... ?

Marzo 2018, David di Donatello: l’attrice Paola Cortellesi apre l’evento con un monologo scritto da Stefano Bartezzaghi (che vi invito a guardare assolutamente) sull’assurdità di alcuni termini italiani, che declinati al femminile, anziché al maschile, assumono tutt’altro significato. Ecco qualche esempio:

  • Un uomo di strada: un uomo del popolo. Una donna di strada: una “poco di buono”;
  • Uno squillo: il suono del telefono. Una squillo: una “poco di buono”;
  • Un gatto morto: un felino deceduto. Una gatta morta: una “poco di buono”.

A questi esempi se ne aggiungono altri che spesso sentiamo pronunciare: frasi senza alcun senso come “Essere una donna con gli “attributi”” o “Comportarsi da signorina” o riflessioni come “Se quella va vestita in giro così, certe cose se le cerca…”

Ecco, riflettiamo su questa espressione: “Se l’è cercata”. Come se il mio modo di vestire desse il consenso a toccarmi se sono troppo scoperta, a chiamarmi “frigida” nel caso opposto, “maschiaccio” se vesto abiti più semplici o “ragazza facile” se indosso una minigonna.

Qualcuno dirà “Va beh, ma sono solo parole…”. Come quando in macchina ci tagliano la strada. Se ci si imbatte in una lei le si urla “tr*ia”, se invece si tratta di un lui sarà uno “str**zo”. La differenza dov’è? Praticamente per offendere una donna basta dirle che va a letto con molti uomini. E perché mai dovrebbe essere un insulto? Un uomo, per le sue molte “conquiste”, lo si giudica allo stesso modo o gli si schiaccia un bel cinque alto? Utilizziamo, quindi, i termini corretti anche nelle espressioni più scurrili.

Le parole, per quanto innocue possano sembrare, hanno un peso. E pesano ancora di più quando vengono indirizzate a te, in quanto donna. Pesano ancora di più quando vengono rese pubbliche attraverso pubblicità e vengono considerate normali: “Un ferro da stiro, un grembiule, un pigiama o un bracciale Pandora. Cosa la renderebbe più felice?”. Questo era un cartellone esposto nelle metropolitane di Milano per il Natale dello scorso anno. Possiamo notare come anche in TV il corpo femminile venga strumentalizzato per attirare l’attenzione delle persone, basti pensare alla pubblicità di un profumo o di un programma televisivo.

Sui social invece (Instagram per la precisione) esiste una pagina dove vengono organizzati tornei di showgirl italiane: vengono postate foto di presentatrici e ragazze conosciute nel mondo dello spettacolo (soprattutto legate al calcio, essendo “mogli di”) e spetta al “pubblico” decidere, tramite una votazione, chi si aggiudicherà il turno successivo per poi accedere alla finale. A noi tale modalità e contesto sembrano estremamente sessisti. C’è chi sostiene che sia un gioco innocuo e chi, come noi, pensa che sia totalmente sbagliato creare un torneo dove si giudica l’aspetto fisico di una persona.

Ma adesso alleggeriamo la questione e parliamo di relazioni amorose… In una coppia eterosessuale, chi dovrebbe fare il primo passo? Ma soprattutto, chi paga la cena al primo appuntamento? Abbiamo posto questa domanda a molte persone e la maggior parte di esse ha risposto “Lui”, come se fosse una regola. Le ragazze affermano: “È lui l’uomo, si comportasse da tale.” Traduzione: “Per avere il mio tempo, devi pagare. Il mio tempo vale più del tuo.” Potrà mai essere una relazione equa questa?

Care ragazze e ragazzi, per ottenere parità, comportiamoci alla pari anche nelle situazioni più banali. Il cambiamento parte dalle piccole cose, parte da noi. Pensiamoci.

Alessandra Cavallo e Francesca Iacono 4E

Scrivi commento

Commenti: 0