· 

... Qualche riga per concludere!

Secondo il The Guardian, la famiglia Kardashian guadagna in media 500 mila dollari per ogni foto postata su uno dei loro profili social, aggiudicandosi la vetta delle principali influencers in tutto il mondo. Secondo Media Kix, noto blog di esperti nell’influencer marketing, attualmente tale categoria di mercato è valutata intorno al miliardo di dollari e arriverà fino ai 5-10 miliardi entro il 2020. Ma la domanda che ci dobbiamo porre non è se sia giusto o meno che Mariano Di Vaio, piuttosto che Chiara Ferragni o qualsiasi altro influencer, arrivi a guadagnare tali cifre, ma quanto profitto ne traggono le aziende con le quali collaborano. La risposta è molto semplice: l’economia ha delle leggi rigide e se un’azienda oggi investe su un influencer è perché funziona!

Ma concentriamoci sulla figura dell’influencer: oggi è un influencer chiunque parli, attraverso i social network (principalmente Youtube, Facebook, Instagram e Twitter), a milioni di followers di un qualsiasi argomento, non per forza a fini commerciali. Possono essere cantanti, fashion blogger, star del cinema o semplici youtubers, tutti in grado di catturare l’attenzione del pubblico del web e, chissà, magari anche in grado di “spostare” il pensiero di una persona.

La mia riflessione però nasce da una domanda che si è posto Marco Montemagno, esperto di digital marketing, in uno dei suoi video: “Se Favij un giorno decidesse di entrare in politica quanti voti prenderebbe alle prossime elezioni?”. Per chi non lo conoscesse, Favij è un 23enne che conta oltre 4.500.000 iscritti al suo canale Youtube dove pubblica video relativi a videogames. È vero che gran parte dei suoi followers non avranno nemmeno 16 anni, ma certo è che se l’incubo di Montemagno diventasse realtà questo ragazzo prenderebbe tanti, forse anche troppi, voti.

Questo per dirvi quanto i nuovi mezzi di comunicazione, in mano a gente che ci sa fare, potrebbero diventare pericolosi, ancor più dei mass media tradizionali (televisione, radio), perché qui chiunque può dire qualsiasi cosa e per tutto il tempo che vuole. Pensate se Mussolini o Hitler avessero avuto in mano strumenti come Instagram o Youtube quanto sarebbe stata più semplice, rapida e efficace la loro propaganda.

Ma perché sto parlando di influencer nell’ultimo numero de “Il Giovane Periferico”? 

Questo sarà il mio ultimo editoriale. I miei toni a volte provocatori, a volte polemici, non mi hanno consentito di scrivere più di quanto abbia fatto. Giorno dopo giorno, dopo cinque anni di Liceo, osservandomi intorno mi rendo sempre più conto di quanto sia difficile far qualcosa di diverso rispetto agli altri. È terribile usare il termine massificazione, ma non trovo altra parola che possa esprimere in modo così attuale il fenomeno di standardizzazione al quale siamo sottoposti. Ed è forse vero che questo è il risultato di un sistema capitalistico portato avanti dalle multinazionali e dai governi, ma è altrettanto vero che siamo noi a dar loro modo di farlo. Non dimentichiamoci che siamo noi a mettere like alle pagine degli influencers, siamo noi a scegliere di guardare i loro video e di prendere per vero tutto ciò che ci viene detto. Impariamo a distaccarci di più dal gregge.

Un mio “caro amico” scrive in una canzone che siamo “un particolare dentro il quadro generale che vorrebbero ma non possono ignorare” ma… “ci riescono se tu li lasci fare!”. Dipende da noi decidere cosa fare: se piegarci all’universo capitalista, diventando pecore dietro un pastore che non sempre conosciamo, o imparare ad essere pastori di noi stessi.

Scritto da il direttore, Simone Pescosolido 5C

Scrivi commento

Commenti: 0