· 

Patrimonio artistico e culturale del Bel Paese

Monumenti in rovina

L’Italia è un Paese con un patrimonio culturale molto ricco, addirittura, secondo un’indagine di USNews, risulta essere uno dei primi paesi in Europa per ricchezza culturale, storica e architettonica. Fra questi beni troviamo tutte le testimonianze delle popolazioni antiche, primi fra tutti i Romani, sparse praticamente in tutte le città italiane, a partire dalla capitale fino ad arrivare ai paesi e ai borghi più piccoli. Oltre a queste, sono meta di molti turisti le innumerevoli località paesaggistiche, sia montane come le Alpi e gli Appennini, sia marittime come le coste Mediterranee, sia di campagna. La domanda sorge spontanea: cosa fa lo Stato per tutelare e valorizzare le nostre ricchezze? In molti a questa domanda hanno risposto “niente”, “assolutamente nulla” o “non si dà da fare abbastanza”. Ma che cosa vuol dire che non si dà da fare? Certo, tutti noi avremmo notato che, soprattutto nei mesi estivi, l’afflusso di turisti in Italia aumenta notevolmente, e quindi di conseguenza anche gli incassi, ma si potrebbe fare di più e gestire meglio il turismo? Sicuramente sì. Il patrimonio culturale e paesaggistico nazionale è ancora poco sfruttato a livello economico rispetto a quello degli altri paesi europei. Anche se l'Italia resta in cima alla classifica dei Paesi col maggior numero di beni iscritti nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco, la spesa pubblica destinata alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale si è ridotta sensibilmente, mentre continua a crescere il tasso di abusivismo. E' quanto si legge nel rapporto Istat sul benessere equo e sostenibile. Un patrimonio enorme, con 51 beni tutelati, pari al 4,8% del totale mondiale, l'Italia resta la nazione più ricca di beni protetti dall'Unesco, davanti a Cina (50), Spagna, Francia e Germania (rispettivamente 45, 42 e 41). Eppure, “per la gestione di un patrimonio così importante sono destinate risorse relativamente scarse”, scrive l'Istat, “dato che l’intero ammontare della spesa pubblica per servizi culturali, di cui la spesa per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale rappresenta una frazione, è stato pari, nel 2014, allo 0,32% del PIL”. Una quota che fa dell'Italia il 24esimo Paese UE sui 28 membri in termini di spesa destinata alla cultura. La Francia, per fare un paragone, spende oltre il doppio (lo 0,77% del PIL). Le spese che dovremmo destinare al nostro patrimonio servirebbero ad esempio a tenere più pulite e curate le località, a non lasciarle abbandonate a loro stesse, cosa che accade nelle zone del centro Italia, dove sono presenti molti piccoli paesini che sono parte integrante della storia del nostro Paese, che da quando sono stati colpiti dal sisma dell’agosto 2016 o da quelli precedenti non sono stati più ricostruiti o restaurati, ed ora stanno cadendo in rovina. Questo accade anche nelle grandi città come Roma, dove molti monumenti non vengono curati e mantenuti, ed è un grande peccato perché così si perde una parte della nostra storia. Un altro esempio è la Reggia di Caserta e il corrispondente Acquedotto Carolino, considerati due dei più significativi monumenti del Settecento, e oggi lasciati in balia dell’inciviltà: il 10 Dicembre 2017 si sono staccati numerosi pezzi di intonaco dal soffitto di una sala, nell’ala est della reggia, a causa di un intervento di rafforzamento eseguito nel 1985 che non ha ben aderito al supporto, e che non è mai stato sostituito. Ci si sposta poco più a Sud e la situazione non cambia. Nelle rovine di Pompei, dove transitano almeno tre milioni di turisti all’anno, regnano degrado e disorganizzazione. L’ultimo crollo risale al 19 Dicembre scorso ed è toccato a un muro della cosiddetta Casa della Caccia ai Tori, edificio noto per la presenza di una decorazione raffigurante tori. Tra le possibili cause del cedimento non è difficile rintracciare gli effetti del maltempo: dopo un’estate e un autunno piuttosto secchi, si è passati a un inverno umido, con sbalzi che hanno messo a dura prova la struttura. Un altro problema che affligge il nostro patrimonio culturale è la piaga dell’abusivismo. Secondo le stime Istat, nel 2015 sono state realizzate quasi 20 costruzioni abusive ogni 100 autorizzate, contro le 17,6 dell’anno precedente e le 9,3 del 2008. Questo significa che una parte rilevante e crescente dell’attività edilizia, e dunque del processo di urbanizzazione, si svolge senza controllo, producendo degrado del paesaggio e rischio ambientale. 

Lo Stato italiano dovrebbe cominciare a comprendere ciò che altri Stati hanno già compreso da tempo, cioè che il nostro patrimonio culturale e il turismo che ne deriva può rappresentare la nostra maggiore fonte di reddito.

Scritto da Caterina Maggiori 1B

Scrivi commento

Commenti: 0