· 

Linguaggio di Donald Trump

Viaggio nelle parole dell’uomo più potente del mondo

La maggior parte degli uomini occupati in politica è estremamente attenta al modo in cui parla, pesa ogni parola accuratamente poiché sa che sarà messa al microscopio da avversari e giornalisti. Notiamo nel linguaggio della politica moderna due tendenze importanti.

  1. I discorsi toccano tematiche astratte, evitando di citare persone o situazioni specifiche.
  2. Ogni concetto è precisato, giustificato e rafforzato in modo articolato.

Nel momento in cui queste tendenze eccedono, i concetti si rivelano vaghi e poco definiti, quindi il discorso risulta artificioso e, talvolta, disonesto.

Il Linguaggio di Donald Trump

Donald Trump usa il linguaggio in modo del tutto diverso dai politici moderni. Essendo un uomo d’affari, ha un grande talento nel “vendere” stati d’animo. Nei dibattiti, il Presidente diffonde le proprie idee, concedendo importanza ai contenuti, ma non alla forma con cui vengono espressi. Non si preoccupa della coerenza tra ciò che sta dicendo e quel che ha detto in precedenza, in quanto l’unico tempo importante nella comunicazione è il presente.

 

Trump usa formule inusuali per la sua posizione politica e ciò conferma il suo affascinante approccio al linguaggio. L’80% delle parole che impiega ha una sola sillaba, che si sussegue ritmicamente fino a quando la frase termina con una delle sue buzz words, parole con più sillabe e d’effetto tra cui la famosissima tremendous.

 

Jennifer Sclafani (sociolinguista alla Georgetown University, nell’ambito dello studio della costruzione dell’identità politica) introduce il termine idioletto, formato dall’unione delle parole idioma e dialetto. Questo indica il linguaggio personale di ognuno di noi che varia in base a numerosissimi fattori di carattere psicologico, sociale e territoriale. Secondo Sclafani, l’idioletto di Trump è un enigma, in quanto, nonostante sia uno degli uomini più potenti del mondo, le parole che sceglie sono elementari. Il “Politico Magazine”, applicando il test di Flesch-Kincaid sulla leggibilità, ha riportato come Trump sia al livello di un third grader, ovvero di un bambino di 8-9 anni. 

Il falso come prova temporanea

Durante una conferenza della sua campagna elettorale, Trump sostenne di essere sempre stato contro la guerra in Iraq. Come prova, apparentemente verosimile, suggerì un’intervista dell’Esquire Magazine del 2004. Diversi siti web impegnati nella verifica delle informazioni (fact checkin) riportarono l’inconsistenza di quella prova. Donald Trump, dunque, usa una notizia falsa, difficile da sfatare in tempo reale, per sostenere la sua tesi. Questo modo di procedere vive esclusivamente nel presente e ciò è fondamentale per la sua riuscita, ma le ripercussioni nel futuro sono enormi.

 

La New America Foundation ha pubblicato, nel 2012, uno studio sociologico sulla disinformazione: tale ricerca afferma che più un fatto è familiare, più è probabile pensare che sia vero. Una vicenda mai accaduta che viene riportata più volte come vera nei mezzi di comunicazione, entra a far parte della conoscenza collettiva di milioni di persone e si trasforma inesorabilmente in “verità”.

 

La maggior parte degli studi e delle osservazioni sul modo di esprimersi di Donald Trump si riferiscono ai discorsi della sua campagna elettorale, poiché in seguito alle elezioni essi si sono ridotti a qualche rara apparizione formale. Il suo linguaggio è approdato nei social networks, in particolar modo su Twitter, mezzo molto utilizzato dal presidente. Il passaggio dal mondo reale a quello virtuale, lascia illeso il suo modo di esprimersi, e ciò è dovuto proprio al modo in cui egli usa questi mezzi di comunicazione: Donald Trump non scrive, parla attraverso Twitter. La stragrande maggioranza dei suoi tweets rappresenta reazioni negative da lui avute o elogi al suo operato. 

Una speranza per il futuro

L’enorme ego di Trump intreccia la politica, causando enormi conseguenze nel mondo. Forse proprio questo lo rende utile per il futuro. I suoi sbagli così evidenti possono rappresentare un punto di svolta per l’onestà e per la coerenza, per l’integrità dei popoli, dei mezzi di comunicazione di e dei politici. Se questi ultimi tre gruppi iniziassero a gravitare uniti attorno alla verità, ognuno ne beneficerebbe. Donald Trump è un dono alla democrazia.

Scritto da Cristian Tentella 4A

Scrivi commento

Commenti: 0