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Cambiamo la scuola!

Le rivoluzionarie teorie di Ken Robinson

 

“Sono convinto che tutti i bambini abbiano enormi talenti. E noi li sprechiamo, senza pietà. La creatività è tanto importante quanto l’alfabetizzazione, e le dovremmo trattare alla pari.” Queste parole sono state pronunciate da Sir Ken Robinson, consigliere internazionale per l’educazione e insignito del titolo di Cavaliere per i servizi resi al sistema scolastico inglese. “Incontro una miriade di persone che non sono appassionate dal lavoro che fanno. Semplicemente trascorrono la loro vita tirando avanti, lo sopportano piuttosto che goderselo e aspettano che arrivi il weekend. I Sistemi educativi allontanano moltissime persone dai loro talenti naturali.”

 

LA SCUOLA UCCIDE LA CREATIVITÀ

La creatività è fondamentale per la nostra società perché ci permette di formulare idee innovative per migliorare la nostra vita. Ma il processo creativo ha bisogno di percorrere molte strade sbagliate prima di arrivare a quella migliore. Se non sei preparato a sbagliare non ti verrà mai in mente qualcosa di originale, di innovativo. Il problema è che nella scuola gli errori sono la cosa più grave che puoi fare. Se i bambini non sanno qualcosa, si buttano, anche rischiando di sbagliare, mentre invece da adulti diventiamo terrorizzati dagli errori. A scuola non impariamo ad essere creativi, disimpariamo ad esserlo. Picasso disse che tutti i bambini nascono artisti, il problema è rimanerlo anche da adulti.

 

ACCENDETE LA SCINTILLA DELLA CURIOSITÀ IN UN BAMBINO, E QUESTO IMPARERÀ IN FRETTA CON UN MINIMO DI ASSISTENZA

I bambini sono allievi naturali. Ma l’istruzione non si concentra sull’apprendimento, ma sulla valutazione, con l’effetto di spegnere la curiosità in molti giovani. I ragazzi e i loro insegnanti sono incoraggiati a seguire algoritmi di routine invece di stimolare il potere dell’immaginazione e della creatività. Uno degli effetti è la deprofessionalizzazione degli insegnanti: il loro lavoro consiste nell’orientare, stimolare, ispirare, coinvolgere, non deve essere un sistema di consegna delle informazioni. Negli Stati Uniti al 10% degli studenti è stato diagnosticato il “disturbo da deficit dell’attenzione”. Il problema è che la scuola non stimola la curiosità dei giovani, li annoia: Se facciamo stare seduti gli studenti per ore e ore al giorno a fare lavori d’ufficio di basso livello, non stupiamoci se iniziano ad agitarsi. Questo disturbo esiste, ma nella maggior parte dei casi, semplicemente, i ragazzi “soffrono d’infanzia”.

 

NON FARE ARTE, NON DIVENTERAI UN ARTISTA. NON FARE MUSICA, NON DIVENTERAI UN MUSICISTA.

Le scuole sono state create nell’ ‘800 per venire incontro ai bisogni delle industrie. Per questo le materie più utili per il lavoro, come le scienze e le lingue, sono in cima, mentre le altre, come quelle artistiche o sportive, sono considerate inferiori, e gli si dà meno importanza. E così tante persone brillanti credono di non essere brave in niente, perché le allontaniamo dai loro talenti naturali. Ci concentriamo su uno spettro molto stretto di capacità. Il problema è che il sistema economico negli ultimi 100 anni è cambiato radicalmente, ma la scuola è rimasta sostanzialmente la stessa, non si è adattata: mentre 50 anni fa la laurea significava un buon lavoro assicurato, oggi in Italia solo il 44% di chi ha terminato l’università ne trova uno*. Una folla di giovani con la laurea in mano sta a casa a giocare ai videogame.

 

LA RIVOLUZIONE DEL SISTEMA SCOLASTICO

Ci sono delle idee che diamo per scontate e che sono nate per far fronte alle circostanze dei secoli passati, ma che oggi non funzionano più. Non servono più riforme: è necessario rivoluzionare la scuola dalle fondamenta.

 

Innanzitutto dobbiamo riconoscere che è lo studente a dover apprendere, e il ruolo del sistema deve essere quello di coinvolgerlo, con la sua curiosità, le sue passioni e la sua creatività. Non basta più insegnare a tutti allo stesso modo, bisogna individualizzare l’insegnamento.

 

Secondo, dobbiamo attribuire uno status molto alto alla professione di insegnante. Non è possibile migliorare l’istruzione se non si mettono ottimi insegnanti a lavoro e non si danno loro supporto costante e sviluppo professionale. Non è un costo, è un investimento. Nessun sistema scolastico è migliore dei propri insegnanti.

 

Terzo, dobbiamo delegare alle scuole la responsabilità del raggiungimento del risultato formativo. Il governo deve creare un clima di opportunità, e saranno poi le persone ad arrivarci da sole. L’istruzione non ha luogo negli uffici del ministero. Accade nelle aule delle scuole, e le persone che la praticano sono gli insegnanti e gli studenti. Se togliamo la loro capacità decisionale, smette di funzionare.

 

“Prendete una scuola, cambiate le condizioni, date alla gente una gamma più ampia di opportunità, curate e valorizzate le relazioni tra docenti e allievi, offrite alle persone la facoltà di essere creative e di innovare quello che fanno e le scuole, che prima erano deprivate, rinasceranno a nuova vita.”

Scritto da Francesco D'Amico 5A

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