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Il cacao

La sua produzione è dolce quanto la sua produzione?

Scritto da Ludovico Crespi 4B

Buonissimi, dolci, delicati: sono tutti aggettivi che ben si prestano a descrivere i prodotti alimentari contenenti cacao, presenti sulle nostre tavole per buona parte dei pasti che consumiamo, prima di tutti la comune cioccolata, ottima anche come snack a metà mattino.

Purtroppo però, in alcuni casi, se conoscessimo tutti i vari passaggi della filiera alimentare che partono dalla pianta di cacao e finiscono con la merendina che ci portiamo a scuola, potremmo rischiare di strozzarci mentre mangiamo.

Dietro alla produzione e alla commercializzazione del cacao, infatti, ci sono grandi interessi economici dato che è un mercato molto redditizio; questi interessi fanno sì che avvenga un elevatissimo sfruttamento di tutti i tipi di risorse disponibili affinché si possa ottenere il massimo del ricavato.

Le risorse di partenza in questo caso sono il lavoro umano e il suolo necessario alle coltivazioni. Nell’articolo tratteremo di questi due argomenti dal punto di vista più interessante e che più ci riguarda: quello etico.

  Siccome la quantità maggiore di cacao viene importata dall’Africa (circa il 70%), dove le leggi a tutela dei diritti umani e dell’ambiente scarseggiano o non vengono rispettate per il motivo del massimo ricavo, è difficile sapere se la parte produttiva della filiera sia veramente in linea con le normative stabilite dall’ICCO (l’organizzazione internazionale del cacao) al fine di contrastare comuni problemi come l’eccessivo sfruttamento del suolo e delle persone.

Nell’ICCO produttori e consumatori assumono la stessa importanza impedendo così l’accentramento di potere decisionale da un lato o dall’altro e il conseguente accentramento di capitali ricavati dalla filiera nelle mani degli uni o degli altri: in pratica per dividersi la torta (al cioccolato naturalmente!), conviene ad entrambi trovare un accordo.

Purtroppo i controlli effettuati sono comunque insufficienti e, come fa notare un inviato di Report, nota trasmissione della Rai, in Costa d’Avorio, ad esempio, la necessità di denaro e lo sfruttamento hanno raggiunto livelli tali da spingere i produttori senza scrupoli a distruggere intere aree della foresta pluviale, Parco Nazionale Statale, per poter ottenere nuovi terreni da coltivare.

Nei campi è stato stimato che lavorano circa un milione di bambini che, al posto di studiare e avere così la possibilità di un futuro migliore, sono asserviti agli interessi dell’enorme lobby dei produttori di cacao.

  A questo punto sorge un dubbio: come mai, pur sapendo che accadono queste cose, nessuno interviene?

Il problema che assilla la nostra società è l’importanza che viene data ai soldi (dovrebbero essere solamente un mezzo che facilita lo scambio di beni; vedi articolo Cosa sono i soldi? di Francesco D’Amico del numero 7) rispetto a quella che viene data al vivere civile: è come se tutto dovesse essere permesso al fine di accumularne il più possibile, anche a discapito del bene dei lavoratori e dell’ambiente.

Gli interessi che ci sono dietro alla filiera, ma il problema è lo stesso per tanti altri mercati, sono quelli che vincolano gli stati produttori a piegarsi a quelli che lavorano il cacao: se i controlli fossero efficaci, si innescherebbe un meccanismo per il quale il prezzo della materia prima salirebbe alle stelle, e di conseguenza diventerebbe più difficile ricavarci sopra qualcosa. Ovviamente ciò accadrebbe se non sconvolgessimo l’intero mercato facendo tornare il cacao nella categoria dei prodotti di lusso, com’era nel 1700, quando i ricchi erano gli unici a poterselo permettere.

Al posto di tutto questo sconvolgimento basta dare un contentino allo stato produttore, che dovendo accettare per necessità chiuderà un occhio.

  Questo quadro così negativo comporta chiaramente la necessità da parte del consumatore di scendere a compromessi per favorire un’economia sostenibile, perché quella attuale non lo è affatto.

A rigor di logica, infatti, il cacao non può essere considerato cibo da quattro soldi, solamente tramite lo sfruttamento si possono ottenere prodotti a prezzo stracciato. Questa è la strada percorsa dall’ICCO: stabilire prezzi equi e sostenibili, promuovere la produzione di qualità e lo sviluppo di procedure per la sicurezza e la garanzia sugli alimenti.

Morale della favola: possiamo mandare giù la merendina insieme al dubbio riguardante la sua produzione oppure riflettere e prendere atto che c’è bisogno di un cambiamento che deve partire dal consumatore stesso.

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