· 

Smartphones tra i banchi?

IL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE STA VALUTANDO L’UTILIZZO DEI CELLULARI DURANTE LE ORE DI LEZIONE: STRUMENTO EDUCATIVO O FONTE DI DISTRAZIONE?

 

Scritto da Francesco D'Amico 5A

 

L’utilizzo dei cellulari in contemporanea alle attività didattiche è vietato da una direttiva rilasciata dal Ministero dell’Istruzione nel 2007. Secondo questo documento “l’uso del cellulare e di altri dispositivi elettronici rappresenta un elemento di distrazione sia per chi lo usa che per i compagni, oltre che una grave mancanza di rispetto per il docente” *. Ma le parole della Ministra Fedeli in una intervista rilasciata a Repubblica, segnano una svolta nell’atteggiamento della scuola nei confronti dei telefoni degli studenti. Secondo la Ministra infatti “Lo smartphone è uno strumento che facilita l’apprendimento, una straordinaria opportunità che deve essere governata”. E quindi ecco che si apre il dibattito: il telefono e in particolare la possibilità di accedere ad internet può rivelarsi un potente facilitatore al nostro apprendimento?

 

Innanzitutto noi “nativi digitali”, nati cioè nell’era della digitalizzazione di ogni aspetto della vita e immersi sin da giovanissimi nelle realtà virtuali, abbiamo una naturale dimestichezza con i dispositivi elettronici ed internet. Al momento attuale viviamo una fase caratterizzata da un grande divario tra noi studenti, nati e cresciuti nel virtuale, e la generazione dei nostri professori che appartiene all’era della carta scritta e delle ricerche nelle enciclopedie. L’utilizzo della tecnologia in aula può colmare questa lacuna che altrimenti rischia di spezzare il delicato rapporto che si deve instaurare tra la classe ed il professore. Agli occhi di noi studenti una scuola che non si abitua ai grandi cambiamenti tecnologici è un luogo estraneo, antico, lontano dalla nostra vita di tutti i giorni. 

 

Ma le potenzialità della tecnologia non si fermano qui: i cellulari si sono evoluti a tal punto da poter sostituire quasi completamente un pc, si connettono ad internet e (quasi) tutti gli studenti ne possiedono uno. Sono nate numerose applicazioni che potenziano la didattica, dai cloud che racchiudono i file di esercizi o schemi fatti dai professori durante le lezioni sulle Lavagne Interattive, ai canali YouTube che contengono video di spiegazioni o esperimenti fatti da professori e studenti; la velocità della comunicazione rende i lavori di gruppo e le ricerche più efficienti. Inoltre se lo studente utilizza il telefono all’interno della scuola e viene seguito dai professori, può imparare ad utilizzarlo in modo corretto e produttivo. Si potrebbe creare così una sorta di “educazione digitale”, le buone pratiche per l’utilizzo del web, fondamentali per ogni giovane ma al momento assenti. 

 

Ma uno smartphone non è solo questo: Social Networks che separano invece che unire e che trasportano il bullismo da un luogo fisico ad uno virtuale, notifiche che disturbano in continuazione i pensieri, giochi che assorbono completamente l’attenzione di uno studente. Internet e le varie funzionalità di un cellulare moderno, in primis la videocamera, aprono la strada anche ad un uso indiscriminato e nocivo. Un telefono utilizzato in modo inappropriato è una enorme fonte di distrazione capace di rendere una lezione assolutamente inutile dal punto di vista didattico: se passiamo le ore sui vari Instagram o Facebook o giocando a Clash Royale o Candy Crush stiamo buttando via il nostro tempo, e su questo non ci sono dubbi. 

 

C’è anche un’altra conseguenza, molto più sottile, dovuta alla facile disponibilità delle informazioni ed alla rapidità delle comunicazioni: uno studente digitale si abitua facilmente alla possibilità di trovare le informazioni con un click, evitando così di imparare realmente. Questo modo meccanico di imparare e di risolvere i problemi rischia alla lunga di uccidere in noi giovani le più profonde capacità della mente umana: la creatività e il pensiero divergente, quello che si discosta da tutto ciò che abbiamo imparato e che ci dà un punto di vista del mondo elaborato da noi e non copiato da altri. Internet rischia di sommergere tutto ciò che c’è di profondo, come la Cultura, la Scienza e il pensiero critico di fronte a ciò che ci viene detto. Si guardi alla facilità con la quale circolano le bufale: ciò che conta è la notizia, spesso si evita di approfondire se sia fondata o meno.

 

Gli altri paesi hanno adottato regole molto variegate, come si apprende dall’articolo di Alberto Magnani su “Il sole 24 ore” . Negli USA la didattica si sta adattando alla proliferazione dei dispositivi con particolare attenzione alla “educazione digitale”, mentre invece in Inghilterra il 90% delle scuole ne ha vietato l’utilizzo, con un miglioramento nelle valutazioni del 6,4%. In Svezia il 57% degli alunni ritiene positivo il divieto di utilizzare i telefoni in classe.

 

Sicuramente è necessaria una regolamentazione per evitare gli usi indiscriminati che portano alla distrazione, ma questo è solo un primo passo. Lo smartphone è un potente mezzo per l’apprendimento e sarebbe uno spreco non sfruttare le sue potenzialità. Un’idea potrebbe essere quella di trasformare ogni istituto in una sorta di “zona franca” per gli smartphone: quando ci si trova in classe lo smartphone in automatico può aprire solamente determinate applicazioni selezionate dalla scuola, quelle utili all’apprendimento, e blocca giochi e Social Networks. 

 

Se la scuola non si abitua al progredire della tecnologia rischia di divenire sempre più lontana dal mondo che viviamo noi studenti. E’ in corso una rivoluzione, e far finta che non sia successo nulla significherebbe chiudersi in un mondo che sta scomparendo. La tecnologia ci offre molte possibilità, ora sta a noi saperle cogliere.

Scrivi commento

Commenti: 0