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Realtà in maschera

Scritto da Alex Maimone 4A

L’avvento della rivoluzione digitale ha sottoposto l’intera umanità ad uno straordinario, rapido e profondo cambiamento che ci interessa da vicino in molteplici punti di vista: quello strumentale, in settori come il lavoro, la produttività e la comunicazione; ma anche e soprattutto in quello antropologico, sottolineando, essendo umani dotati di coscienza, l’aspetto psicologico, cognitivo e sociale. 

 

Prendendo in considerazione le forme e i vari tipi d’interazione sociale che si instaurano in rete tramite i social network, possiamo senza dubbio paragonare il cyber-spazio ad un vero e proprio luogo in cui è possibile “incontrarsi”, chiacchierare e conoscersi, così come accade anche nella vita reale. Però, ciò che contraddistingue l’essere presenti da il vivere in esso, è la condizione di incorporeità. Nel cyber-spazio non cambia la modalità di approccio rispetto a quella che abbiamo nella vita reale, anche se nel primo caso ciò avviene tramite un monitor, “lasciandoci alle spalle i corpi” e questo va ad incidere sulla formazione della nostra identità, personale e sociale, sulla costruzione del sé e delle strutture di ruolo stesse, facendo diventare internet il luogo virtuale dove ognuno può essere ciò che non è.

 

Chiunque può costruire una personalità in base ai propri ideali, che può avvicinarsi o meno al profilo effettivo, con la possibilità di trarre in inganno l’interlocutore dall’altra parte dello schermo. Esso può essere anche il luogo in cui possiamo allontanare le preoccupazioni quotidiane attraverso la dissociazione dall’io che questo ambiente offre; perciò diviene impensabile il fatto di poter stringere un legame che va oltre la semplice conoscenza, poiché c’è da aspettarsi sicuramente una mancanza di piena veridicità da parte di almeno una tra le due persone interessate. La propria esistenza in questo luogo si lega esclusivamente ad un nome (o pseudonimo) e ad una descrizione di se stessi. 

 

Componendo una classifica delle modifiche virtuali da cui la maggior parte di questi “camaleonti” del web attinge, al primo posto troviamo il cambio di sesso. Segue l’età, lo stato sociale ed economico, soprattutto per quanto riguarda l’universo maschile, poi l’aspetto per le donne e chiude infine l’etnia. È riportato che la fascia d’età delle persone che animano internet attenendosi a questo gioco di ruoli, va dai 35 ai 50 anni. 

Nella falsificazione del profilo quando si utilizzano social o chat, diversi fattori vengono chiamati in causa. Tra questi troviamo ad esempio un’alterata capacità di seduzione, amplificata dall’avatar dietro il quale ci si nasconde, tanto che non pochi frequentatori del web alla ricerca di nuove esperienze, si lasciano coinvolgere. Questo è un processo innescato dai limiti imposti dalle convenzioni della vita quotidiana ai desideri più reconditi della persona. L’identità avatar può generare anche l’ effetto di crearsi una doppia identità: il cosiddetto effetto Proteus, che si manifesta quando si elabora un falso profilo e questo nel tempo, influenza anche la vita reale,  generando un’immedesimazione con il personaggio inventato. Ciò scatena un forte piacere in chi lo attua, poiché sollecita passioni nascoste e pulsioni sessuali, procurando dipendenza.

 

Se nella vita reale la socialità è più strutturata e le identità, pur essendo molteplici, si presentano integrate e coerenti al contesto, in quella di rete, non strutturata, le persone sembrano diventare pure maschere facendo così flettere le loro identità che divengono quasi entità processuali uniformate alla cultura della simulazione. 

 

Non è raro che chi crea una falsa identità non sempre lo fa con l’intento di salvaguardare la propria privacy, anzi spesso utilizza un account fake che funge da strumento per attività illecite. Tra le più frequenti ci sono lo stalking e la pedocriminalità, in ambito adolescenziale, con molestie a sfondo sessuale; gli adulti sono vittime invece di romance scam, ossia il furto di dati personali per appropriazioni indebite. In tal proposito l’anonimato della rete permette una vera e propria appropriazione di un’identità attribuita ad un’altra persona: molto spesso in questi casi l’intenzione è rivolta alla diffamazione dell’identità violata, ma non mancano le estorsioni di denaro tramite i dati personali, dei quali viene in possesso chi vuole delinquere attraverso il web. Questo avviene specialmente perché ormai le persone, pur di poter controllare la vita degli altri, sono spinte a mostrare la loro.

 

In questi casi il meccanismo di difesa più efficace e naturale che abbiamo a nostra disposizione è non credere a tutto ciò che ci viene detto. Ciò diventa parte fondamentale di un po’ di sana investigazione nel momento in cui ci troviamo di fronte ad una relazione puramente virtuale. Prevenire una spiacevole situazione è nel proprio interesse, e scandagliare il profilo per rilevare eventuali elementi discordanti e contraddittori con quanto dettoci è un modo per farci un’idea della veracità della persona oltre lo schermo. La diffidenza deve essere la nostra migliore arma.

 

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