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#PrayForTheWorld

Scritto da Giulia Fantini 5B

#PrayForUSA, #FuerzaMexico, #PrayForTexas, sono gli ultimi hashtags che hanno invaso il web a causa delle calamità naturali accadute nel continente americano.

Migliaia di edifici pubblici e privati sono stati devastati dalla furia della natura, milioni di persone sono state costrette ad evacuare dalle proprie abitazioni, e in centinaia hanno pagato il prezzo più alto con la vita. Il tutto è iniziato dall’intensificazione di un’onda tropicale, che si è poi trasformata nell’uragano Harvey la notte del 26 agosto scorso. È stato definito come il più potente della storia degli Stati Uniti, con dei venti che hanno raggiunto i 240 km/h e distrutto le aree del Nicaragua, della Louisiana, e del Texas.

I risultati sono stati a dir poco catastrofici, ma, fortunatamente, grazie alle previsioni del National Hurricane Center, i governatori sono riusciti a dichiarare lo stato di allerta ed avvertire la popolazione dell’imminente pericolo. E già dopo pochi giorni, circa 32mila persone sono state ospitate in centri di accoglienza.

Il 29 agosto il presidente Trump, insieme a sua moglie Melania, ha fatto visita al Texas, partecipando a delle riunioni con gli agenti locali. Non è avvenuto il diretto contatto tra il Presidente e la popolazione, ma nei suoi discorsi Trump sembra essersi congratulato per l’organizzazione dei soccorsi e per il grande lavoro svolto dalla Guardia Civile. 

 

Come sapranno molti di voi, purtroppo Harvey non è stato l’unico uragano a sconvolgere la vita degli americani. Esattamente il 6 settembre Irma si è abbattuto sul territorio con la sua intensità maggiore, portando correnti d’aria a circa 300 km/h. Il suo percorso non ha risparmiato le coste paradisiache dei Caraibi, di Cuba e della Florida e soprattutto Miami.

Gli effetti, come per la maggior parte disastri, sono stati visibili dal momento della trasformazione degli uragani in tempeste alluvionali. Queste hanno imperversato sulle città con piogge torrenziali, alzando un livello d’acqua pari a 130 centimetri. La più danneggiata è stata Huston, dove il sindaco non ha emanato l’ordine di evacuazione: dopo la bufera sono stati chiusi gli aeroporti, cancellati migliaia di voli ed evacuato un ospedale intero. Purtroppo, per diversi giorni, le condizioni degli abitanti sono state esattamente come descrivono le immagini a noi pervenute.

Proprio mentre stavo buttando giù qualche idea per questo articolo, la sera del 19 settembre, ho acceso la tv per sentire il telegiornale e sono venuta a sapere dell’ultimo uragano, Maria, che pochi giorni dopo Irma si è abbattuto sulle Antille. I venti fortissimi stavano spazzando via i tetti delle case nella Repubblica Dominicana, non risparmiando nemmeno i Caraibi, già colpiti precedentemente. La forte alluvione ha distrutto la diga di Porto Rico, che cedendo ha inondato le città di Isabela e Quadrebilas. L’intera isola è stata letteralmente spazzata via. Infatti, sono stati evacuati più di 70mila cittadini e tutto Porto Rico vive nel buio dopo la distruzione completa della rete elettrica.

 

In mezzo alle scene di catastrofe, non mancano però quelle altrettanto forti di solidarietà, tra le persone afflitte dalla perdita della casa, del lavoro, e, alcune, anche della famiglia. Sono moltissimi, inoltre, gli appelli di donazione estesi attraverso i social. Fra quelli che danno il buon esempio ci sono anche alcuni personaggi famosi: cantanti e attori internazionali hanno lanciato delle proposte di raccolta fondi, sfruttando anche le loro qualità in fatto di business. Uno di loro è proprio Eminem, rapper statunitense, che, in collaborazione con StockX, ha proposto un’iniziativa per le persone danneggiate da Harvey e Irma. Per ogni $10 donati, ognuno ha avuto la possibilità di vincere un paio di sneakers regalate da Eminem stesso, Snoop Dogg, Pharrell Williams, James LeBron, 2 Chainz e altri. Fino al 25 settembre, tutti avrebbero potuto offrire il loro contributo, ma solo i residenti degli Stati Uniti hanno avuto l’occasione di vincere le scarpe. Già dopo quattro giorni dalla promozione del progetto sono stati ricavati $98750. 

 

Gli uragani non sono stati di certo l’unica sventura a riversarsi in America. L’8 settembre un fortissimo terremoto di magnitudo 8.1 ha demolito il Messico, in particolare le zone di Oaxaca, Chiapas, Tabasco e Città del Messico. L’epicentro è stato localizzato in mare a circa 70 km di profondità, e, proprio per questo, l’USGS (United States Geological Survey) ha lanciato un’allerta tsunami, che per fortuna non si è verificata. Oltre a questa scossa se ne sono aggiunte due distinte, una di ML 7.1 poco più di una settimana dopo, e un’altra di ML 6.1 solo quattro giorni prima. L’intervento solidale più grande, in questi casi, è stato sostenuto dalla Conferenza episcopale Messicana (Cem) che ha messo a disposizione un conto bancario per le comunità più bisognose. Inoltre la Cem ha dichiarato che i parroci delle aree colpite hanno distribuito alimenti, e dato accoglienza nelle varie parrocchie, invitando le diocesi ad istituire una colletta.

 

Per concludere, il sisma di ML 8.1 ha causato una distruzione completa di soli 40 edifici in una delle città più grandi del mondo che conta circa 8.851.000 abitanti e più di 500 grattacieli. Immaginate. Cosa succederebbe se una scossa di questa portata colpisse l’Italia?

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