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Vivian Maier: tra fotografia e mistero

Scritto da Valerio Mercuri 3D

007, Chicago.

John Maloof, collezionista e giovane agente immobiliare, acquista un box all’asta per 380 dollari; non da subito si rende conto di aver trovato un tesoro. All’interno del box c’è del materiale con la firma di Vivian Maier e oltre centomila rullini non sviluppati. Maloof, dopo aver cercato su internet informazioni riguardo la fotografa, senza però ottenere risultati, impiega oltre un anno e mezzo a capire di avere tra le mani qualcosa di importante; comincia allora a ricercare dati utili su questa figura di cui non sa ancora nulla. A pochi giorni dall’inizio delle sue ricerche, scopre che Vivian Maier, bambinaia a Chicago e New York, è morta a 83 anni senza famiglia e senza aver mai mostrato le sue fotografie a nessuno. L’incessante ricerca di Maloof e le sue scoperte saranno poi testimoniate in un documentario da lui stesso diretto, assieme a Charlie Siskel.

Una vita completamente avvolta nel mistero, quella della fotografa; ancora oggi molti dettagli sulla sua esistenza, che vanno dalla professione di bambinaia, scelta per difficoltà economiche, a quelli sulla riservatezza quasi ossessiva nella sua passione per la fotografia, sono sconosciuti.

Ciò che ha permesso a John Maloof di ricostruire, almeno in parte, la vita di Vivian Maier, sono state le storie raccontate dalle famiglie presso cui la donna ha lavorato.

Vivian Maier nasce a New York il 1° febbraio 1926, da padre americano di origini austriache e madre francese. I coniugi hanno due bambini: un maschio, Charles William, e successivamente Vivian. Dopo la separazione dei genitori, Vivian vive con la madre e le due restano per un breve periodo da un’amica francese nel Bronx. La donna è una fotografa professionista e sarà anche lei a ispirare la piccola Vivian. Traslocano nuovamente, stavolta in Francia, dove Vivian passa l’infanzia, per poi tornare negli Stati Uniti nel 1938. Nel 1950 Vivian eredita una proprietà, dalla cui vendita ricava i soldi necessari a comprare una fotocamera professionale: una Rolleiflex.  

Per le sue difficoltà economiche decide di iniziare a lavorare come bambinaia per le famiglie newyorkesi; lavoro che non ama, ma che svolge per 40 anni. Dopo essersi stabilita a Chicago nel ’56, inizia a viaggiare per il mondo, tra Italia, Francia, Egitto, Yemen, Filippine e Hong Kong. Successivamente cambia fotocamera, prima una Kodak e poi una Leica, passando alla fotografia a colori e adottando un formato rettangolare al posto di quello quadrato.

Quando nel ’75, muore la madre, Vivian ha 49 anni. Ormai sola, ma armata di fotocamera al collo, continua a fare foto e a lavorare come bambinaia, passando da una famiglia all’altra. In questo spostamento continuo, 200 casse di cartone con dentro la sua vita, le sue foto, finiscono in un box che verrà messo all’asta per un mancato pagamento. Deve infatti affrontare un periodo di difficoltà economiche, aiutata comunque da alcune famiglie con cui era rimasta in contatto. Nel 2008, cadendo sul ghiaccio batte la testa e viene ricoverata in ospedale. Muore però un anno dopo, il 21 aprile 2009.

Oggi Maier è considerata una delle più importanti figure del ventesimo secolo nell’ambito della street photography. 

Figura imponente, ma discreta, decisa e intransigente nei modi, Vivian Maier ritraeva le città dove aveva vissuto con uno sguardo sempre attento, attratto dai dettagli, dai particolari, dalle imperfezioni, soffermandosi spesso su soggetti particolari o anche su bambini, sugli anziani, rappresentando la vita che le scorreva davanti agli occhi per strada, nelle città. Immagini potenti, di una folgorante bellezza che rivelano una grande fotografa. Una delle caratteristiche che la rendono ancora più incredibile è il fatto che non ha ripetuto mai lo stesso scatto: le bastava un solo “colpo” per immortalare perfettamente ogni soggetto. 

Oggi la sua storia e le sue fotografie, sviluppate in gran parte da Maloof (la fotografa smise di svilupparle lei stessa molto presto, quasi non le importasse), stanno facendo il giro del mondo e sono arrivate anche a Roma.

La mostra “Vivian Maier. Una fotografa ritrovata” allestita al Museo di Roma in Trastevere, che durerà fino al 18 giugno 2017, espone 120 fotografie in bianco e nero realizzate da Vivian Maier tra gli anni Cinquanta e Sessanta insieme a una selezione di immagini a colori scattate negli anni Settanta, oltre ad alcuni filmati in super 8 che mostrano come si avvicinasse ai suoi soggetti. Fotografie mai esposte né pubblicate mentre la fotografa era in vita; la preziosa testimonianza dell’arte di una grande fotografa, che sembrava immortalare la realtà per se stessa e che custodiva i suoi scatti come il bene più prezioso.a grande fotografa, che sembrava immortalare la realtà per sé stessa e che custodiva i suoi scatti come il bene più prezioso.


Valerio Mercuri 3D

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