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Lello Dell'Ariccia: la sua vita da testimone

Scritto da Davide Quinzi

In occasione della giornata della memoria, 27 Gennaio, è venuto nella nostra scuola Lello dell’Ariccia, testimone della Shoah. È sua consuetudine, quando inizia a parlare ai ragazzi nei diversi istituti che lo ospitano da molti anni, spiegare sempre fin dall’inizio il motivo che lo ha spinto e lo spinge ancora oggi a proseguire su questa sua strada: il volersi assicurare che fin da giovani, i ragazzi siano coscienti della triste storia di molti ebrei, tra cui anche donne e bambini, la cui vita è finita troppo presto, e in modi a dir poco disumani, affinché simili disgrazie non si possano più ripetere.

Lello nasce a Roma nel 1937, a solo un anno di distanza dalle leggi razziali in Italia. Vive con la madre, il padre e il fratello, in un palazzo dove abitavano anche molti suoi parenti. La madre poi va ad abitare con i figli ancora piccoli in una casa in campagna; decisione che li salva dai rastrellamenti dei soldati nazisti, i quali il 16 ottobre 1943 presero la nonna, uno zio e una cugina di Lello dell’Ariccia, deportandoli.

Lui e i suoi cari sono solo alcune delle migliaia di vite che furono rovinate e devastate dalle leggi razziali dell’epoca, ed è quindi inimmaginabile pensare a quanto abbiano dovuto soffrire così tante persone.

I ragazzi del Torricelli, come quelli di molte altre scuole che hanno avuto la fortuna di averlo come ospite, ragionando sulla negatività di questi orribili fatti, gli hanno spesso domandato se prova un sentimento di vendetta nei confronti dei colpevoli delle disgrazie avute e se sia riuscito a distanza di anni a perdonarli.

Alla prima domanda egli risponde semplicemente con un no, anzi sottolinea piuttosto un forte dispiacere, poiché delle persone assolutamente innocenti sono state uccise con il pretesto assurdo di essere “diverse” e di non rientrare nei canoni razziali imposti dal regime nazista. Per la seconda domanda, invece, la risposta è forse più toccante e merita di essere riportata così com’è stata detta: «Il perdono non lo devo dare io. Il perdono lo dovrebbero dare le migliaia di persone che sono morte. E poi per il perdono serve prima che esso venga richiesto e questo non è successo».

Oggi egli è felice che siano molti i giovani coscienti di ciò che, purtroppo, è stato ed è anche consapevole che proprio i ragazzi tedeschi siano i primi ad essere istruiti fin da piccoli e informati su questi fatti.

Quale prova che i suoi non sono degli sforzi vani, è l’esistenza di una scuola il cui nome è stato scelto dai ragazzi stessi. È la Scuola Elementare Ada Tagliacozzo, dedicata proprio alla cugina di Lello dell’Ariccia, una delle tante giovani vittime dei rastrellamenti nazisti.


Davide Quinzi 3D

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