· 

Io sono una zucca

Scritto da Jiapei Fu

Vivendo in un mondo caratterizzato da un’opposizione interna così profonda e intensa, lo scontro di idee evoca inevitabilmente nell’uomo un desiderio incontenibile di esprimersi e porta a un confronto incessante, senza il raggiungimento definitivo di un accordo reciproco. Tuttavia la diversificazione, partendo da contesti sociali, culturali, politici e religiosi eterogenei, costituisce una società variamente ricca e vivace.

In un’atmosfera euforica di contesa si cerca, instancabilmente, di giungere a una conciliazione utopica del tutto e si esalta la conformità dell’insieme, creando un’apparenza elaborata che nasconde l’esasperazione di una realtà bizzarra. Pertanto l’uomo è posto a un lungo processo di adeguamento, che uniforma la volubile varietà della vita e che condiziona ciascun individuo in maniera ininterrotta, tant’è vero che non è possibile impedire il verificarsi di un coinvolgimento passivo e cieco della massa. 

Il conformismo pone le sue radici nell’intima essenza dell’uomo che, essendo un animale sociale, teme di essere isolato dal proprio branco. Reagire coerentemente in un gruppo può essere considerato come un istinto per minimizzare il “pericolo” di fronte a una situazione quotidiana e difficile, ma non deve produrre un effetto gregge spropositato che arriva al punto di manipolare le menti umane.

Il carattere scientifico dell’effetto gregge è dimostrato da un recente studio cui ha partecipato il Consiglio Nazionale delle Ricerche (C.N.R.) di Roma nel 2015: le folle si comportano esattamente come le pecore che, quando non sanno dove dirigersi, si lasciano guidare dai compagni vicini. La matematica paragona questo modo di agire spontaneo e coordinato al meccanismo che avviene in un sistema auto-organizzante, in cui gli elementi interagenti tra loro sviluppano strutture ordinate da situazioni caotiche; il preciso schema che governa il processo, da una parte, differenzia i vari componenti dall’ambiente circostante, dall’altra, realizza un continuo scambio di energia con l’esterno per l’evoluzione del complesso interno.

L’esperimento, svolto nel Dipartimento di Matematica della Sapienza Università di Roma e successivamente apparso su ArXiv (archivio in rete di articoli scientifici in fisica, matematica, informatica, finanza quantitativa e biologia), consiste nel lasciare due gruppi di circa 40 persone raggiungere un determinato luogo partendo da un’aula. La meta risultava sconosciuta a tutti tranne a una persona nel primo gruppo e 5 nell’altro, la cui identità è stata rivelata soltanto alla fine. Uscita dall’aula, una parte considerevole tendeva ad andare verso luoghi familiari; a un certo punto, però, i partecipanti hanno iniziato a seguire i compagni accanto, quindi erano influenzati e “trascinati” da chi sembrava sapere la destinazione. 

Uno studio del genere può essere sfruttato per lo sviluppo di tecniche di controllo di grandi folle in casi di emergenza o di pericolo; infatti, le persone si trovano più a loro agio quando credono di agire in maniera autonoma in confronto a situazioni in cui rispettano delle istruzioni dettate da membri esterni.  

La ricerca di sicurezza appartiene a tutti. Il conformista è pragmatico, si adatta al sistema sociale e alle norme che gli garantiscono stabilità e continuità in una sopravvivenza di convenienza e senza ostacoli. Non mette in discussione le convenzioni, mantenendo uno stile di vita superficiale, ripetitivo e orientato al benessere personale. Il tipico atteggiamento è favorito anche dal contesto sociale e politico di oggi; ad esempio, l’avvento dell’industrializzazione, a partire dalla fine del Settecento, ha fatto sì che le persone, in base alle nuove esigenze, siano più assoggettate a una disciplina rigorosa e perciò più facili da controllare e da gestire nelle fabbriche. 

La massificazione fonda le basi della società; senza di essa mancherebbe la forza di coesione e, di conseguenza, le organizzazioni si sgretolerebbero in frantumi. Il potere della collettività è assai efficace ed evidente, d’altronde è bene non sopravvalutarlo sempre, trascurando il valore intrinseco del singolo che è la parte costituente fondamentale di tutta l’organicità artificiale.

È ragionevole pensare di più prima di agire e di assecondare la tendenza di seguire la massa, trasformando la propria identità nell’incarnazione di una finta maschera. Il distacco dalle opinioni comuni comporta l’incomprensione e la derisione che, oltre a nutrire la feconda interiorità di un soggetto sensibile, lo rende comprensivo e disposto ad accettare le diversità. Ciò nonostante tale indipendenza, tramite la quale si manifesta la personalità, non deve rappresentare un motivo di sofferenza che allontana l’individuo da una vita serena imprigionandolo in una condizione emarginata. 

L’antagonismo verso le ideologie fisse e poco originali mette in scena l’individualismo, che sembra particolarmente legato alla personalità degli artisti, delle menti eccelse. In casi estremi, il sentimento di essere diversi, di essere speciali si sviluppa in maniera imprevedibile in un isolamento esacerbato e drammatizzato e nel completo disprezzo degli altri, considerati inferiori. Una presa di posizione del genere si rivela come frutto di un vuoto interiore incolmabile e, molto spesso, dietro il visibile si cela una grossa mancanza di affetto e di comprensione.

L’anticonformismo sano è fondato su una coscienza profonda ed equilibrata che sia capace di vedere il mondo con spirito critico e prendere decisioni autonomamente. I due modi di rapportarsi con il reale, che si trovano apparentemente negli estremi opposti, non sono altro che le polarità dell’essere e si bilanciano. 

Non si sceglie da quale parte stare e si rimane in pace con se stessi.

«Non mi interessa cosa pensate e cosa volete fare, ora io sono una zucca e non parlo.» 


Jiapei Fu 5D

Scrivi commento

Commenti: 0