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Caso Dark Polo Gang

Scritto da Davide Quinzi

È dagli anni ‘80 ormai che la nostra penisola è stata invasa dal Rap americano e, chiaramente, con la nascita dei primi artisti, sono nati i primi ascoltatori di questo genere sempre in evoluzione. Tuttavia, nonostante il Rap abbia raggiunto una “certa età” anche in Italia, solo negli ultimi anni abbiamo cominciato a sentirne veramente la presenza. Infatti, pur essendo arrivata nelle nostre città come musica underground, un po’ di nicchia, ha presto spopolato, prima in strada fra i ragazzi e successivamente nelle loro case. Uno dei fattori principali è stato sicuramente la diffusione di internet e il progressivo aumento di persone che ne fanno uso quotidiano. Quale se non questo, il portale migliore per far conoscere un genere musicale, nato per un pubblico giovanile?

Ciò nonostante, a lungo andare, ne è conseguita una lamentela dei fans “storici” sostenitori del fatto che il genere fosse divenuto eccessivamente mainstream e che ormai ognuno potesse avere la possibilità di produrre quel genere musicale, anche se poco competente. Sono tantissimi infatti i ragazzi che negli ultimi anni hanno cominciato a produrre musica rap a livello professionale, ma non tutti sono convinti del loro effettivo talento. 

 

A Roma, in particolare, è da più di un anno che quattro nuovi rapper sono nell’occhio del ciclone. “Dark Side”,”Pyrex,”Tony” e “Wayne”, con loro il produttore “Sick Luke” (giudicato uno dei migliori beatmaker in Italia), sono i quattro componenti di quella che è conosciuta come la “Dark Polo Gang” o “DPG”. Per molti è incredibile che nella capitale si siano diffuse delle sonorità come le loro, decisamente differenti da quelle di gruppi storici romani, come i “Cor Veleno” o il “Truceklan”, caratterizzati da basi musicali più old school.

 

Oltre al loro modo di fare rap che, indipendentemente dai gusti, è considerato decisamente particolare, le ragioni per cui la loro musica viene spesso giudicata in maniera negativa, sono i testi e i messaggi che essi trasmettono. In tutte le canzoni i quattro ragazzi si esprimono in maniera offensiva e spesso con linguaggio scurrile, facendo anche riferimento all’utilizzo di droghe leggere e pesanti e incoraggiandone, implicitamente, il consumo. Inoltre lo stile eccentrico nel vestirsi, caratterizzato unicamente da capi di marca, ha diffuso tra i loro ascoltatori la tendenza ad evitare tutti coloro che non vestono secondo quei canoni.Questo ha comportato una vera e propria forma di bullismo nei confronti di chi non “segue la corrente”.

Come se non bastasse, il gruppo ha ricevuto anche molte critiche sul suo presunto razzismo manifestato nei confronti del fenomeno trash del web, Bello Figo Gu. Il problema delle loro canzoni è però che chi le ascolta e ne assorbe i contenuti è un giovane pubblico costituito per la maggior parte da adolescenti facilmente condizionabili. 

Quindi, al di là siano realmente bravi o meno dal punto di vista musicale, possiamo considerare questi ragazzi, dai messaggi discutibili, fonti di buona musica o semplice fenomeno del web?


Davide Quinzi 3D

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