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Il dietro le quinte della musica

Scritto da Silvia De Gennaro

Con la speranza che diventi un primo piano, intervista ai “Lontano Da Qui”

Sono le undici di mattina quando ci ritroviamo in compagnia di Matteo, uno dei componenti del gruppo musciale “Lontano Da Qui” che molto gentilmente si è offerto di passarci a prendere in macchina. Subito lo spirito artistico si insinua tra di noi portandoci a parlare di cantautori, artisti di strada e talent. E poi anche di loro, i Lontano Da Qui che il 13 Gennaio hanno presentato il loro primo album.

Per prima cosa volevamo sapere un po’ come avete iniziato a suonare e come si è sviluppato questo progetto.

Nel 2012 ci siamo iscritti al conservatorio di Frosinone senza conoscerci e senza sapere che, grazie ai corsi e scoprendo i nostri caratteri affini, saremo diventati amici. Ma non è stato semplicemente quello: tra noi si è creata da subito un’intesa particolare, specialmente quando suonavamo insieme, che ci ha condotti, dopo qualche tempo, alla scoperta della musica folk e di conseguenza alla produzione di inediti. Il nome che abbiamo scelto ha un significato particolare dato che riprende l’idea comune di un viaggiare immaginario con la musica attraverso culture diverse. La prima serata la ricordiamo ancora: grazie alla sintonia che c’era tra di noi si era subito creata un’atmosfera magica. È stato in quell’occasione che abbiamo capito che insieme potevamo realizzare qualcosa di concreto. Siamo rimasti sempre solo noi tre nel gruppo ma consapevoli che nella musica, più strumenti vengono coinvolti, più si trasmette qualcosa. Per questo motivo dopo il primo periodo abbiamo iniziato a coinvolgere altri musicisti come noi, che tra l’altro saranno presenti nell’album. 

Qual è il vostro modo di comporre? C’è un pezzo in particolare di cui vorreste parlare?

Prima di tutto c’è da dire che siamo consapevoli che il nostro sound sia un tantino vecchiotto per questo cerchiamo sempre di reinventarci e migliorare.

I brani ognuno li scrive per sé, seguendo il filo conduttore della canzone, la cosa più importante, e poi li sottopone agli altri che, se necessario, apportano lievi modifiche. Questo procedimento ci permette di capire dove stiamo sbagliando o esagerando; anche se alla fine chi ha scritto il brano ha l’ultima parola. La prima volta che abbiamo scritto c’era un po’ di titubanza visto che ci trovavamo di fronte a qualcosa di nuovo. Certamente siamo stati agevolati dalla facoltà che avevamo scelto e da un professore del conservatorio che, con lezioni molto creative, ci ha sempre spronati a scrivere. I primi brani sono stati il calcio d’inizio e sicuramente hanno reso il tutto più concreto.

“Suor Teresa” è un brano che ci sta particolarmente a cuore, soprattutto per il suo significato molto particolare e profondo, sincero e diretto. Con questa canzone abbiamo cercato, sottolineando la “capacità” che molti hanno di giudicare una persona senza conoscerne effettivamente la storia, di criticare la società contemporanea. Questo è un po’ lo scopo di ogni canzone: denunciare dei vizi o delle pigrizie dell’uomo moderno in cui talvolta ci ritroviamo anche noi.

A breve uscirà il vostro primo album e farete un tour. Come pensate, a distanza di anni, stia andando questo progetto? Come vi sentite a riguardo?

La notorietà nazionale non è facile, ma ci crediamo molto e andiamo avanti; considerato che suonare è sempre stato per noi sia un piacere che un lavoro. Nel 2016, per esempio, abbiamo partecipato e vinto il concorso Dallo stornello al rap; ma, al di là del guadagno, il semplice suonare insieme ci appaga. Questo è anche il motivo per cui perseveriamo con il nostro genere che sappiamo essere di nicchia: se volessimo riscuotere molta più fama, dovremmo cambiarlo. Comunque, fortunatamente, abbiamo ottenuto sempre più riscontri positivi che negativi; e anche il fatto di essere in tre, nonostante alcuni piccoli intoppi, ha i suoi pro. L’esperienza sta andando bene e il disco, per cui siamo super emozionati e felici, è di certo un punto di partenza e di crescita. Per quanto riguarda il tour, faremo un paio di serate al mese a Roma, spostandoci anche per l’Italia, soprattutto all’isola d’Elba. A febbraio andremo in Austria, a Graz, per partecipare ad una convention di musicisti.

Avete spesso suonato a Spaghetti Unplugged: ci raccontate cos’è?

Ora come ora, secondo noi è difficile che il cantautorato riscuota più successo di quello che già ha; il potere dei talent piano piano si sta perdendo. La gente si è accorta che quasi tutti gli artisti che vincono hanno una notorietà che dura poco e, quindi, più passa il tempo più il piatto della bilancia potrebbe muoversi a favore dei giovani cantautori, che tra l’altro sono molti. Spaghetti sicuramente è la realtà che al momento sta più aiutando gli artisti emergenti.


Silvia De Gennaro 5E

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