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Gli inferni della contemporaneità

Scritto da Alessio Di Paolo

Il viaggio di un immigrato in mare assieme ai suoi compagni, la vita di un uomo giunto a un tale momento di oscurità che, intorno, tutto è offuscato, un ragazzo che non è più in grado di gestire le sue emozioni e quindi il suo modo di vivere, una donna che non riesce ad affrontare le sue debolezze…

Tutto questo è un inferno! E’ proprio così, è il termine più adeguato per indicare le condizioni di vita che ogni uomo, in un determinato momento, si ritrova ad affrontare; certo, in modi diversi, ma siamo tutti chiamati a scontrarci con la realtà e con la verità che, a volte, è così difficile da accettare. Perché l’inferno sembra essere la metafora più adatta per descrivere tutto questo? L’indifferenza di fronte ai problemi, di fronte alle condizioni di chi è in difficoltà, l’incapacità di appassionarci veramente a ciò che facciamo, a quello che ci circonda e a quello che viviamo, ci porta a cadere, a non esser più in grado di sperare. Come rimediare? Come affrontare quest’inferno? 

 

“Siamo chiamati a vivere la vita, ma la maggior parte di noi si rassegna solo a esistere, ecco tutto”. Lo  dice Oscar Wilde. Sì, è proprio così, ognuno di noi deve ricercare nel fondo delle cose per ricavarne il senso, senza aver paura di esser diverso. Così si può assaporare ogni attimo e situazione, rendere straordinaria la propria vita, farsi carico delle proprie responsabilità e vivere, non esistere, vivere! Ci capita troppo spesso di lasciar scorrere quel che succede intorno a noi, ma rischiamo di entrare in un meccanismo che non ci fa gustare ciò che accade. 

 

Non fermiamoci, però, alle cause della nostra fragilità, ma vinciamo questa battaglia, abbattiamo questi muri e scavalchiamo questi ostacoli; il modo migliore è “vivere con saggezza e in profondità, succhiando tutto il midollo della vita”, come ci insegna John Keating nel film “L’attimo fuggente”. Ascoltiamo il cuore, la mente e, attraverso la fusione di questi due strumenti, concretizziamo le nostre idee, i nostri pensieri, viviamo le paure, sperimentiamo i limiti e le fragilità perché “la vita non è mai povera, povero è il nostro sguardo, incapace di leggere la realtà su più livelli, perché non sono attivati i nostri spazi interiori più profondi”, citando Alessandro D’Avenia in “L’arte di essere fragili”. 

 

E continuiamo a sognare, che non è mai sbagliato.


Alessio Di Paolo 5C

 

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