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Noi ragazzi non più comodi

Intervista a Tommaso Salaroli

Scritto da Leonardo Buitrago

 

Sabato 12 Novembre 2016 gli ideatori del mensile cartaceo Scomodo avevano organizzato uno “Scomoday” all’interno dell’Auditorium Albergotti. L’evento aveva in programma concerti, mostre, conferenze, proiezioni e iniziative, ma purtroppo la forza pubblica ha interrotto questi lavori e ha sgomberato l’intero luogo. I ragazzi di Scomodo, comunque, non si sono arresi e hanno subito riproposto l’evento all’ex Lavanderia S. Maria della Pietà. Di seguito l’intervista a Tommaso Salaroli, direttore e cofondatore di Scomodo.

Com’è nato Scomodo? Chi lo scrive e per chi viene scritto? Qual è il suo fine?

Scomodo nasce da una mancanza che sentivamo noi studenti, quella mancanza d’informazione che purtroppo aleggia nei giorni nostri. Siamo in un secolo dove ormai nessuno legge più né il cartaceo né online.

Sentendo questa necessità, quest’estate abbiamo riunito un gruppo di ragazzi, studenti anch’essi, che hanno dato vita a ciò che è Scomodo adesso. Scomodo è scritto per quei ragazzi che, come noi, hanno voglia di informarsi e, perché no, vogliono far crescere in se stessi e negli altri questa voglia di informarsi. Il fatto che sia scritto da studenti tuoi coetanei, piuttosto che da un giornalista di 50 anni, te lo fa sentire magari più vicino, più attuale, oltre ad uno strumento con il quale avvicinarsi a temi più complessi e scottanti.

 

Com’è stato strutturato lo “Scomoday” e per quale motivo è nato? Ci saranno altri eventi di questo tipo?

L’idea dello Scomoday è molto simile a quella della notte scomoda, semplicemente è un piccolo blitz in un luogo. Nello Scomoday, così come nella notte scomoda, occupiamo un posto giusto il tempo di ripulirlo e  metterlo a posto per fare l’evento. Il nostro intento è far vedere come sarebbe se venisse utilizzato, lasciandolo in uno stato migliore, rispetto a quello che era prima. Facendo una notte scomoda ogni 3 mesi, rischiamo di non lasciare abbastanza il segno e, per questo motivo, ci siamo resi conto che, facendo eventi più piccoli, come lo Scomoday, in luoghi più significativi, come l’Auditorium in via Albergotti, con una certa frequenza, riusciremo di certo a far smuovere qualcosa.

Purtroppo siamo stati sgomberati dall’Auditorium, ma questo ha dato i suoi frutti. Il XIII municipio, ad esempio, ha iniziato dei lavori di messa in sicurezza del posto. Il nostro obiettivo è cercare di organizzare queste serate una volta ogni due settimane, non solo per far fare ai ragazzi qualcosa che sia diverso rispetto al solito, ma anche per creare un evento che abbia una certa rilevanza politica e che ci permetta di riabilitare luoghi abbandonati.

 

Come stanno andando dal vostro punto di vista Scomodo, lo Scomoday e la notte scomoda? E come vi sembra stiano venendo accolti dai ragazzi?

Noi abbiamo una visione molto più che positiva di ciò che sta accadendo. Riusciamo con un solo evento su Facebook o con un semplice giro di chiamate a muovere centinaia di persone che ci raggiungono e ci sostengono. Per quanto riguarda il modo in cui tutto ciò viene accolto dai ragazzi, la risposta è collegata alla precedente, perché con questo partecipare agli eventi ci dimostrano di rendersi conto che qualcosa si sta muovendo nella loro città.  Riconoscono che il tipo di evento ha anche una valenza sociale a cui non sono abituati. Alcuni vengono anche da molto lontano solo per raggiungerci, passare una serata con noi e, magari, dar vita a queste iniziative “scomode” per smuovere e lasciare un segno nella città.

 

A seguito dei tristi eventi accaduti sabato sera alla fine dell’evento Scomoday, ovvero l’aggressione di ragazzi simpatizzanti del fascismo, volevamo sapere un tuo commento a freddo su ciò che è accaduto.

La dinamica del fatto purtroppo è finita su tutti i giornali, i quali hanno spesso riportato dei fatti errati, non sapendo niente se li sono inventati. C’è stato, per così dire, un piccolo sciacallaggio mediatico. Solo Repubblica si è degnata di intervistarci ed è, infatti, l’unica ad aver riportato i fatti come stanno.

Un commento su ciò che è accaduto purtroppo viene un po' da se. Non diamo importanza all’episodio dal punto di vista del nostro progetto, Scomodo, non ci interessa e non ci tocca minimamente. Questo è un grosso problema a cui dare molta importanza a livello sociale. Le vili aggressioni che ci sono state nei confronti dei ragazzi, solo perché antifascisti, sono senza senso, perché Scomodo, anche per scelta editoriale, non si è mai posto così fortemente sull’antifascismo. Vedere che a venire aggrediti siamo stati noi, ragazzi che danno vita ad un giornale, è proprio la dimostrazione che c’è qualcosa che non va bene.

 

Questi ragazzi sono normalissimi studenti che stanno dimostrando il loro impegno sociale a Roma e nel quartiere. Questa è la dimostrazione di quanto la società sia composta da individui e  di come qualsiasi cosa si possa fare. L’intervista è precedente al 30/11/2016, giorno in cui l’Auditorium Albergotti è stato colpito da un incendio, lasciandolo praticamente in rovina. L’edificio che simboleggiava il loro successo in ambito sociale nel quartiere è stato distrutto in circostanze ancora da confermare.


Leonardo Buitrago 5A

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